Crediti
La rotazione dei terreni e il riparto

La Carta di Gottescalco parlava di pascoli, paludi e boschi, a lungo nei terreni in usufrutto fu ripartito il terreno semplicemente per poter consegnare in parti uguali il foraggio che cresceva su ogni bocca di prati e valli o il legname del bosco. Per prati, valle e bosco si faceva ogni anno il cosiddetto comparto in primavera per i prati e la valle e in autunno per il bosco,. Il comparto annuale del bosco riguardava una quadra soltanto del bosco stesso. Esso, infatti, era suddiviso in quattro parti, si faceva legna ogni anno in una quadra diversa mentre nella altre tre si lasciava agli alberi il tempo di crescere.

Dal 1500 in poi è documentata la presenza, sui terreni in usufrutto, dei cosiddetti Beni Lavorij, cioè coltivati, spesso a cereali.

Questi a partire dal 1600, furono ripartiti ogni 9 anni e il riparto non riguardava la divisione dei prodotti, come nei comparti, ma la divisione fisica delle pezze di terreno. Si era di fronte quindi a ripartizioni diverse a seconda delle esigenze suggerite dalla vocazione agronomica del terreno.

Il volto del riparto cambiò profondamente quando si trasformò il paesaggio e l’agricoltura.

A partire dal 1870 nel volgere di poco più di un decennio, la quasi totalità dei prati fu dissodata per coltivare cereali e il bosco completamente estirpato per essere anch’esso adibito a coltivazioni. A questo punto non aveva più motivo di esistere il comparto annuale perché non vi erano più foraggio o legna da distribuire in parti uguali, ma soltanto terra nuda. Iniziò così il riparto della terra, quello che ancora oggi conosciamo eseguito ogni 9 anni come per i Beni lavori.

Si ripartì la terra, si assegnarono le bocche di terra che ogni avente diritto aveva il compito di coltivare da uomo dabbene e che poteva anche subaffittare. Dal momento che la riduzione a coltivazione dei prati, della valle e del bosco non si compì contemporaneamente, la ripartizione di questi tre diversi appezzamenti avvenne inizialmente in anni diversi. Questo creava inevitabili difficoltà anche economiche ( almeno ogni 3 anni si doveva procedere ad una ripartizione), per questo nel 1929 fu proposta ed approvata dall’Assemblea dei Partecipanti la soluzione di procedere ad un riparto unico di tutti i terreni. La data da cui si decise di far partire il primo riparto unico fu il 1937. La durata del riparto restò di 9 anni come era, appunto quella dei terreni lavorativi fin dal 1600.

La durata del riparto fu modificata nuovamente nel 1973: da 9 anni la cadenza fu portata a 18 anni e ancora una volta fu suggerita dall’esigenza di adeguare questo antichissimo meccanismo alle trasformazioni dell’agricoltura. Si puntava ad incentivare l’impianto, in Partecipanza, di colture non solo di carattere annuale, ma anche di vigneti o frutteti, completamente assenti, che implicavano costi di impianto maggiori rispetto ad altre coltivazioni e che necessitavano di un periodo più lungo per raggiungere il regime ottimale di produzione. Fu modificato anche il numero dei cò e di conseguenza dei capi cò che da 50 diventarono 25.

L’adeguamento della durata e la modificazione profonda della qualità dei beni ripartiti, prima quasi esclusivamente basata sui prodotti e poi sulla terra, non ha mai implicato la modificazione del meccanismo matematico di divisione.

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Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Il riparto del 2009